I panicelli prodotti tipici calabresi, della riviera dei cedri, nell'Alto Tirreno Cosentino-Calabria. Non sono altro che dei fagottini di foglie di cedro di forma quadrilunga, internamente contengono uva zibibbo appassita e cubetti di buccia di cedro di Calabria. Dopo l’imbottitura le foglie vengono legati con filo di ginestra selvatica, successivamente cotti al forno. Nelle nostre tradizioni locali, tramandate a tutt’oggi, grazie all’insegnamento dei nostri nonni, venivano preparati nel periodo che andava da Ottobre a Novembre, in quanto le foglie di cedro erano raccolte durante la potatura delle piante. I panicelli Unici Prodotti Tipici Calabresi , hanno un profumo intenso difficile da descrivere, vere delizie di calabria. Si tratta di "dolci delizie" che venivano consumati nel periodo di Natale e del Nuovo Anno, per un buono auspicio, unito ad un dolce vino calabrese locale.
Questa ricetta, oggi viene portata avanti da numerosi produttori locali che hanno saputo dare al "Panicello" (“prodotto tipico calabrese” ) il giusto pregio, quello di essere degustato come un eccellente dessert insieme ad ottimi vini calabresi come moscati passiti e malvasie, dal sapore esotico, "delizie di calabria" . Questi fagottini (panicelli) tipici calabresi vennero citati anche dal grande poeta Gabriele D'annunzio (1863-1938);
Nell’Opera La “LEDA SENZA CIGNO” (1916):
“Sorrido pensando a quegli invogli di fronde compresse e risecche,venuti di Calabria, che un giorno vi stupirono e incantarono, quando ve li offersi sopra una tovaglia distesa su Verba di Dama Rosa, non ancor falciata, ove da per tutto tremolavano i fiori scempi e le avene fatue fuorché nei solchi segnati dal giuoco dei levrieri. Gli invogli erano di forma quadrilunga come volumetti suggellati d'un solitario che avesse confuso felicemente la biblioteca e l'orto. Ci voleva l'unghia per rompere la prima buccia. La membrana andava in frantumi ma le nervature resistevano come quelle del dosso d'un libro legato in cartapecora. La seconda foglia era pili tenace e la terza ancor più, e la quarta più ancora. Il viluppo si faceva più stretto assottigliandosi. Le dita non arrivavano mai in fondo; e attesa irritava la curiosità ; e l'indugio faceva credere al gusto che là dentro si celasse la pili saporita cosa del mondo. E m'ho tuttavia nella memoria quella grazia del viso chino, ove la bocca si socchiude e chiude per l'acqua che le viene. Ecco l'ultima foglia in cui è avvolto il segreto, profumata come il bergamotto. L'unghia la rompe; le dita s'aprono e si tingono di sugo giallo, si ungono di non so che unguento solare. Pochi acini di uva appassita e incotta, color 55 tanè oscuro, di quel colore che fyare ottenga nell'occhio il primo grado », pochi acini umidi e quasi direi oliati di quell'olio indicibile ove nuota alcun occhio castagno ch'io mi so, pochi acini del grappolo della vite del sole appariscono premuti l'un contro l'altro, con un che di luminoso nel bruno, con un che di ardente senza fiamma, con un sapore che ci delizia prima di essere assaporato. Così, o Chiaroviso, il racconto della Leda senza cigno è ravvolto in questi molti fogli che conviene svolgere o frangere.”
I panicelli vere delizie di calabria.
Ricetta: Pannicelli di Santa Maria Del Cedro (CS).
Ingredienti:
Uva zibbibbo appassita, buccia di Cedro di Calabria a cubetti, foglie di cedro.
Preparazione: :
Stendere due foglie di cedro, una a fianco all’altra, sovrapponendone i lembi continui e poi altre due in maniera simile, ma perpendicolari alle prime, infine una in maniera trasversale. Porre al centro 30 g di uva zibibbo appassita e un po’ di buccia a cubetti di cedro fresco. Chiudere a fagottino e legare con fili di ginestra. Infornare a 120° fino a quando le foglie di cedro non si indorano.