Scrivere della storia del cedro di calabria, non è compito facilissimo anche per chi da anni si occupa per cedro di calabrialavoro proprio del commercio del nobile agrume. Notizie certe non ne abbiamo, almeno non in forma organica, non esiste un istituto che si sia occupato di ricerche sull'argomento. Pertanto ciò che segue è una ricostruzione su notizie parziali e su ipotesi, magari di una certa coerenza, ma pur sempre solo ipotesi.Luogo di origine di tutti gli agrumi orientali (limone, arancio, mandarino ecc.) sono state le foreste sub tropicali dell'Asia sud orientale (tra India ed Indocina e/o Cina meridionale). Il cedro, alla sue origini, ce lo possiamo immaginare come un arbusto spinoso e dai frutti piccoli, probabilmente poco diverso dalla pianta ornamentale che oggi conosciamo come mandarino cinese o giapponese.

Vegetava dunque all'ombra degli alberi più alti, in Cedro maturocondizione di penombra e di elevato tasso di umidità, in un ambiente la cui temperatura si discostava di poco, nei suoi minimi e massimi, dalla media dei 25° C. Partendo dalla sua forma originaria, cioè selvatica, se ne devono essere scoperte le notevoli qualità officinali, in tempi che possiamo ipotizzare molto remoti. La sua adozione, piuttosto che domesticazione, la quale è rimasta sempre parziale, deve essere pertanto avvenuta in tempi preistorici, al pari, o addirittura in anticipo, delle prime piante alimentari, domesticate nell'agricoltura neolitica. Soprattutto la sua diffusione, in aree lontane dall'habitat originario, è avvenuta con largo anticipo rispetto alle piante consimili, cioè gli agrumi alimentari (mandarino, arancio, limone).
cedro utilizzo officinale alle sue orginiLa pianta del Cedro non produce frutti immediatamente commestibili. Nonostante siano trascorsi millenni, di coltivazione, non si ha un frutto ricco di succo come gli altri agrumi, i cedri appena raccolti, anche maturi, sono costituiti da una sottobuccia molto spessa, di colore bianco, di sapore certamente gradevole ma più per il profumo della buccia che per altro. Se non è mai stato un frutto dedicato all'alimentazione, è il suo utilizzo officinale che ci può spiegare il perchè della sua precoce coltivazione, altrimenti resterebbe un mistero. Le necessità officinali, dunque l'utilità delle piante officinali, devono essere state una molla fortissima nella storia (o preistoria) umana.Che sia presente nel Mediterraneo, con molto anticipo sugli altri agrumi, impiantati nell'area dopo la conquista araba, ci viene attestato, innanzi tutto, dalla la Bibbia. E' nell'Esodo che viene menzionato come “frutto dell'albero più bello”. Dio stesso indica a Mosè che il cedro dovrà essere usato Il Cedro di Calabria-le Pianti-"Frutto dell'Albero Più Bello".nelle cerimonie di ringraziamento per l'avvenuta liberazione dalla servitù egizia (festa del Sukkot o dei Tabernacoli).
Citazioni più tarde le troviamo in epoca greca, meglio ancora alessandrina, quando proprio a seguito della conquista macedone, se ne portarono in occidente alcuni esemplari. Teofrasto, il discepolo di Aristotele, fornì una prima descrizione della pianta del cedro e definì i suoi frutti “pomo della Media” o “pomo della Persia”; affermò che il frutto non era commestibile ma era molto aromatico e costituiva un utile rimedio contro la gotta e la stomatite.
Dioscoride, medico greco del I secolo d. C., inserì il cedro tra le piante medicinali e Plutarco, contemporaneo di Dioscoride, per primo affermò che il suo frutto era commestibile.
A Roma Virgilio chiamava i suoi frutti “pomo d’oro” o “pomo della felicità” e li considerava come un efficace rimedio contro l’assunzione di veleni.
Plinio il Vecchio parlò del cedro in maniera approfondita, attribuendogli il nome di “Pomo dell’Assiria” o “Pomo della Media”; parlando dell’olio estratto da questa pianta ed utilizzato per la conservazione dei papiri usa il termine “citratus”, citazione riferibile a "Citrus", il nome che questa pianta aveva assunto presso i Romani.
Apicio riporta una ricetta ove tra gli ingredienti era citato il bianco della sua buccia.
Sono notizie sparse e parziali, e non sappiamo nemmeno quanto attendibili siano. Di certo sono sufficienti a garantirci che il Cedro era conosciuto prima degli altri agrumi e che aveva un alone di sacralità, almeno per gli israeliti.
Come questo sia avvenuto può essere ipotizzato, non certificato: la nostra tesi è la seguente: utilizzato come pianta medicinale dagli sciamani asiatici, quando sulla terra esisteva solo la civiltà tribale, assunse per le doti curative, carattere magico sacrale, se guarisce i mali dovrà essere una pianta divina! Dopo secoli o millenni di medicina sciamanica, trasla come pianta divina nelle religioni seguenti, facile pensarla, a questo punto, pianta sacra tra le sponde del Trigri e dell'Eufrate, da dove l'avventura ebraica prende le mosse con il primo patriarca: Abramo.
Ancora oggi il cedro è pianta ornamentale nei templi cinesi, buddisti o taoisti che siano, il suo legame con il sacro continua ancora in Asia.
Questa tesi resta credibile solo se ci immaginiamo una "sapienza neolitica" sufficientemente evoluta, in materia di medicina. Solitamente del Neolitico abbiamo un'idea molto riduttiva, bisognerà fare i conti con i nostri pregiudizi culturali, con l'etnocentrismo ma soprattutto con il "crono-centrismo" l'innata tendenza delle civiltà umane ad immaginarsi sempre all'apice dello sviluppo culturale. Il cedro ci testimonia che in un remoto passato, uomini che spesso immaginiamo vivere ad uno stato semianimalesco, erano organizzati in società sufficientemente evolute da detenere una invidiabile conoscienza, se non scienza, medica. E chissà cos'altro!